La località, il cui nome antico era Agosta, è situata su di un costone roccioso ad ovest del Castello di Uzzano. Nel Medioevo fu sede di un castello fortificato e raggiunse la dignità di comune rurale. Nel suo recinto ebbe sede l’ospedale dedicato a Santa Maria Maddalena e la chiesa in stile romanico intitolata ai Santi Bartolomeo e Silvestro, da far risalire al periodo in cui nella Valdinievole si consolidò definitivamente il potere del clero lucchese. Matilde di Canossa, nella seconda metà del X sec., in segno di riconoscimento nei confronti di Pescia, che aveva ospitato il clero lucchese fedele al Papa Alessandro II, costruì in queste zone diverse chiese e monasteri e inoltre restaurò un gran numero di edifici sacri già esistenti. Questi castelli, costituitisi in comuni, in molti casi si unirono tra di loro, specialmente se si trattava di località molto piccole, e questo fu il caso di La Costa; infatti lo statuto lucchese del 1308 ricorda come un solo podestà fosse a capo dei comuni di Uzzano e La Costa. La Costa rimase così sotto l’influenza della Repubblica lucchese, ma anche se ufficialmente questa influenza durò sino alla pace di Venezia del 1339, in realtà già dal 1329 il Comune era entrato a far parte dei possedimenti di Firenze, che appunto in quell’anno l’aveva occupato. Ciò nonostante, la chiesa dei Santi Bartolomeo e Silvestro continuò a far parte della diocesi di Lucca; sappiamo che nel 1350 il Comune di Firenze dispose che fossero rifatte le mura del castello e nel 1366 furono restaurate le bertesche delle porte. La chiesa in questo periodo non era una parrocchia indipendente ma una semplice cappella. Nel 1408 fu unita alla chiesa di San Matteo di Pietrabuona, unione che però non durò oltre il 1422. Questa situazione giuridicamente anomala era diventata ormai insostenibile e ciò era dimostrato dal fatto che nel 1493 i Capitani di parte guelfa e gli “officiali” del Comune di Costa deliberarono di inviare a Firenze degli ambasciatori, appunto per definire la posizione di questa chiesa. Tuttavia essa continuò a far parte della diocesi di Lucca fino al 1519, quando passò alle dipendenze della Pieve di Pescia; con la costituzione del capitolo della suddetta pieve vi fu inviato un cappellano che vi officiasse le messe festive. Alla fine del XVII sec. la chiesa venne elevata al rango di parrocchia dal Vescovo di Pescia; in quell’occasione fu anche ricostruita la canonica, restaurato il campanile e rialzata la navata della chiesa stessa. Recentemente la frazione si è ripopolata, ospita un ristorante e la chiesa, dopo anni di degrado, ha ricominciato ad accogliere i suoi fedeli. Delle fortificazioni medioevali non sopravvive più alcun resto, anche se alcuni scavi ne hanno trovato tracce. Come unica testimonianza dell’antica struttura rimangono solo la chiesa parrocchiale, il campanile adiacente e la canonica. La chiesa, che risale al XII sec., è in stile romanico, con rifacimenti del XVII sec. Fu costruita come cappella e divenne parrocchia alla fine del ‘600, periodo in cui la navata centrale venne rialzata e coperta da una volta. L’aspetto che aveva in origine si può riconoscere nella parte inferiore dei muri esterni, costituiti da conci di pietra regolare. La parte rialzata è invece formata da pietre irregolari e mattoni. La chiesa è fiancheggiata da due costruzioni di epoca posteriore: la canonica e l’oratorio. Nella facciata originaria possiamo osservare: un portale sovrastato da lunetta con affresco ormai perduto, una finestra ad occhio ora chiusa, un bassorilievo raffigurante un quadrupede con figura, degli archetti pensili su mensole scolpite, una testa di leone. L’interno, di struttura romanica, presenta elementi in stile barocco. Sulla parete destra, entrando, si trova un affresco di autore ignoto, La Vergine col bambino e Santi, risalente agli inizi del secolo XV. Il dipinto raffigura la Vergine come Maestà, la regina dei Cieli fra santi della sua corte. La Maestà è un tema frequente nella pittura del tempo, perché nel Medioevo si era sviluppato un culto particolare per la Madonna, considerata Madre dell’intera umanità. Le immagini erano spesso commissionate da tutta la comunità come ringraziamento dopo una festa o una vittoria. L’opera, interessante per il territorio locale, fino a pochi anni fa si presentava in stato di degrado. Erano evidenti perdite di colore, rifacimenti eseguiti in un precedente restauro, problemi causati in passato dall’umidità. Il dipinto è stato completamente recuperato nel 2002. Il restauro si è reso necessario per pulire la superficie dipinta offuscata da polveri e nero fumo, consolidare l’affresco e reintegrare le parti pittoriche mancanti. L’intervento, eseguito da esperti, ha anche documentato un rifacimento, una zona ridipinta in un precedente restauro, eseguito probabilmente nel Settecento, ed è stato preceduto da una serie di indagini che hanno accertato la tecnica d’esecuzione e lo stato di conservazione. L’esperienza ha coinvolto i ragazzi della Scuola Media locale. Gli alunni, secondo le classi di appartenenza, hanno sviluppato la conoscenza del manufatto nello spazio e nel tempo e seguito le principali fasi di recupero. Hanno collaborato con ricerche, analisi e riflessioni alle iniziative di divulgazione. Il lavoro progettuale ha posto in sinergia più Enti ( tra cui il Comune di Uzzano), che hanno cooperato nella convinzione che contribuire all’educazione, intesa come consapevolezza di una cultura comune, sia un investimento fruttuoso.