Sede:Via Turati n. 12 Loc. Forone di Uzzano
Iscritti: n. 150
Telef.: 0572 452063
Consiglio direttivo Presidente:Liana Pennacchioni
Vice: Antonietta Gagliardi Cassiere: Sergio Macchini
Consiglieri: Onori Valeria, Chiavacci Franco, Renza Battaglini, Rossella Rosellini, Stefania Lubrani, Alessandro La Farina
Perché azzurra?
L’Associazione AZZURRA è nata per iniziativa di un gruppo di genitori di bambini e bambine portatori di handicap e da qualche anno opera per migliorare la situazione dell’handicap nel territorio di Uzzano e di parte della Valdinievole. L’handicap è un problema sociale grave e molto diffuso di cui si parla poco e per il quale si fa veramente poco. Quando in una famiglia nasce un bambino vi è grandissima emozione e gioia, i genitori iniziano a fare progetti sul nuovo nato ancor prima che questo venga alla luce; il corredino viene preparato con attenzione affinché al piccolo non manchi nulla e quando poi arriva il momento l'impazienza di vedere finalmente il proprio piccolo è più grande del timore di farlo nascere. Non sempre però le cose vanno come si erano immaginate; a volte infatti avviene ciò a cui nessuno pensava: il nuovo nato è o diventa portatore di handicap. Come cambia la vita! Quanta paura, quanta rabbia, quanto dolore! E poi la domanda: e ora che faccio? Nessuno è preparato ad affrontare i problemi connessi al crescere un portatore di handicap. Crescere un normodotato è difficile, anche se vi sono libri che possono aiutare, nonni che danno consigli, amici che ti fanno partecipe delle loro esperienze, ma chi ti aiuta a crescere un portatore di handicap? Chi ti spiega cosa dovresti fare? Chi ti dice dove e a chi rivolgerti? Se sei fortunato, il pediatra ti consiglia gli specialisti giusti, che magari ti spiegano quali sono i problemi di tuo figlio, ma che raramente ti dicono come comportarti, come aiutarlo e la famiglia si sente sola, isolata, impotente. Poi inizia un percorso burocratico che ti porta a certificare l'handicap di tuo figlio affinché a scuola possa avere l'insegnante di sostegno, e forse quello è il momento in cui, se pure si fosse illusi che la cosa si potesse risolvere, si capisce che quello che si temeva diventa realtà. All’inizio la tua attenzione è incentrata su di te, sui problemi che tuo figlio ti crea, alla tua frustrazione, poi ti rendi conto che i veri problemi li ha tuo figlio, che è lui il portatore di handicap, è lui quello che deve imparare a vivere la sua condizione e che l’unica cosa che tu puoi fare per lui è aiutarlo, è creargli intorno un ambiente nel quale possa vivere, ricco di stimoli e di opportunità. Questo è il motivo che sta alla base della nascita dell’Associazione Azzurra. La nostra Associazione opera prevalentemente nei Comuni di Pescia, Uzzano e Buggiano e si occupa di stimolare le pubbliche amministrazioni affinché si crei intorno ai portatori di handicap tutta quella serie di servizi e strutture che un paese civile e attento ai bisogni dei suoi cittadini più deboli dovrebbe fornire al fine di garantire a questi soggetti una vita dignitosa e il più tranquilla possibile. Questo è il quinto anno di attività della nostra associazione e possiamo ritenerci abbastanza soddisfatti dei servizi che siamo riusciti a far sorgere sul territorio, grazie anche alla collaborazione dei comuni. Da circa tre anni, infatti, è attivo il centro di Veneri, dove la ASL n. 3 gestisce un centro socio-riabilitativo per portatori di handicap, inoltre all’Inapli di Pescia funziona una formazione per portatori di handicap, gestita dalla Provincia. Questi servizi, che a dire il vero erano veramente necessari, consentono ai nostri ragazzi di avere giornate organizzate e questo fa sì che essi si sentano più uguali agli altri ragazzi, e ne guadagna anche la vita familiare che è senz’altro più serena. Questo è ciò che siamo riusciti ad ottenere, ma le esigenze sono ancora molte, prima fra tutte la necessità di garantire un futuro tranquillo ai nostri ragazzi, specialmente nel momento in cui saranno più vulnerabili: quando resteranno soli. Da ciò la necessità di creare delle Case Famiglia, ossia delle strutture in grado di accoglierli e garantire loro una permanenza serena. Ci sono in Italia diverse esperienze riguardanti le Case Famiglia, ma le più riuscite sono quelle in cui la Casa Famiglia è vista come una micro comunità, riservata quindi solo a pochi ospiti, di solito 3/4 pazienti con i loro assistenti e funzionante come, appunto, una famiglia. Questo non vieta che all’interno della stessa struttura vi siano più appartamenti, ma non è di per sé vincolante. Necessario è però che la collocazione di tali strutture sia comunque all’interno di un centro abitato perché sia possibile accedere facilmente a quei servizi come mezzi di trasporto, negozi e, perché no, strutture ricreative che sono indispensabili per la vita quotidiana. Sarebbe auspicabile prevedere anche delle permanenze per periodi più o meno brevi a seconda delle esigenze delle famiglie e anche perché i ragazzi si abituino gradualmente al nuovo ambiente. Come si può immaginare, non sarà facile raggiungere questo obiettivo, per cui dobbiamo continuare ad essere sempre presenti, sempre vigili, sempre pieni di voglia di lottare e senza mai darci per vinti. Il nostro impegno è costante e su più fronti. Un lavoro delicato è quello di convincere i genitori che non è una colpa avere dei figli handicappati, ma una volta che si riesce a farglielo capire poi non li ferma più nessuno e proprio i più restii ad accettare la condizione dei propri figli, poiché di questo si tratta, sono poi quelli sui quali si potrà contare di più. La cosa più difficile da combattere è che la società che ti circonda è disponibile a compatirti, a compiangerti, ma ha difficoltà a creare quella serie di servizi e di strutture che aiutino il portatore di handicap a vivere la sua condizione con tutta la serenità e la dignità possibili. Solo una vera e diffusa sensibilità e solidarietà nei confronti dei “diversi” costituiscono la base per far sì che le amministrazioni assolvano il compito al quale sono preposte: assicurare condizioni di vita dignitose a tutti i cittadini in ugual misura e per permettere ai genitori di pensare serenamente al momento del loro addio.