Sant'Allucio

Sant'Allucio

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Descrizione

Lungo via provinciale Lucchese, la principale arteria che attraversa il territorio comunale, si incontra, in direzione di Pescia, la frazione di Sant’Allucio. Anticamente denominata Campugliano, e in epoca più recente Botteghino, assunse l’attuale denominazione nel 1934, in onore dell’omonimo Santo (1070 ca – 1134) che qui proprio iniziò la sua grande opera di benefattore dei miseri e di apostolo di carità e di pace, lasciandovi tracce importanti del proprio operato. Sant’Allucio nacque intorno al 1070 nel territorio di Campugliano dal padre Omodeo, contadino della zona. Dedicò tutta la sua vita ad aiutare gli altri ed insieme ai suoi confratelli chiamati poi “Frati di S. Allucio” costruì lo Spedale dei Santi Luca ed Ercolano, con annessa una piccola chiesa, della cui semplice struttura romanica, fino all’ultima guerra, si potevano vedere i resti, costituiti da una sorta di stanzone adibito ad uso rurale. Sant’Allucio si distinse per il suo spirito caritatevole, grazie al quale, agli inizi del XII sec., furono realizzate altre opere per i poveri, gli infermi ed i viandanti, nei contadi di Pistoia, Lucca e Firenze: un ospizio sul monte Albano, uno Spedale a Signa ed un ponte sull’Arno a Fucecchio. Le cronache parlano di molti miracoli ad opera dal Santo che, “assolta la sua missione di molteplice carità” morì il 23 Ottobre 1134 e fu sepolto nella Chiesa attigua allo Spedale di Campugliano. Quest’ultimo, in seguito detto di Sant’Allucio per essere stato diretto da questa gloriosa figura, agli inizi del 1200 divenne un possesso dell’Ordine degli Ospitalieri di S. Giovanni o Giovanniti (oggi Cavalieri di Malta). Il 18 Giugno 1329, presso la tomba di S. Allucio, si riunirono i delegati dei Comuni aderenti alla “Lega delle Castella di Valdinievole” per concordare i patti di pace e concludere l’alleanza con il Governo di Firenze, firmata il successivo 21 Giugno nella cattedrale di Pistoia. Il Comune di Uzzano, facente parte della Lega, nel 1339 passò così definitivamente dal domino di Lucca a quello fiorentino. A Nord dello Spedale di Campugliano si trovava un ponte sul fiume Pescia che fu distrutto dai pesciatini nel 1430 in quanto limitava il passaggio attraverso la città. La via che da Campugliano portava a Pescia (via di Pietrabuona) apriva gli itinerari del nord attraverso il passo di Croce a Veglia e la via Bolognese verso la Val di Lima e la Val Padana. Durante il periodo medioevale moltissimi furono gli Spedali nati principalmente per accogliere e ristorare pellegrini e mercanti che da Roma, lungo la via Francigena, arrivavano fino in Spagna al sepolcro di Santiago de Compostela. Lo stesso percorso, in senso inverso, prendeva il nome di via Romea. Lo Spedale di Campugliano veniva a trovarsi in un centro di vie che sboccavano in grandi arterie stradali. Da Firenze, Pistoia, Baggiano giungeva la antica via Cassia/Clodia (secondo secolo a.c.) che attraversava il fiume di Pescia in prossimità dello Spedale, e che, attraverso l’odierna località Alberghi, portava allo Spedale di S. Jacopo di Altopascio, sulla via Francigena o direttamente a Lucca, per il pellegrinaggio al Volto Santo e poi a Luni verso la Spagna. Sul percorso inverso, dopo Altopascio, i viaggiatori passavano il fiume Arno a Fucecchio e proseguivano per Roma attraverso Poggibonsi, Radiofani e Viterbo. Lo Spedale continuò ad assolvere la sua funzione fin’oltre la metà del Settecento, quando fu chiuso dal Granduca Pietro Leopoldo, che lo vendette a privati i quali lo trasformarono in casa colonica. Il 23 settembre 1934, in occasione del primo Congresso Eucaristico della Diocesi di Pescia, furono organizzate alcune manifestazioni tra cui la posa in opera di una lapide sui resti dell’edificio, per commemorare l’ottavo centenario della morte del Santo. Il complesso è stato poi praticamente distrutto dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. La lapide è oggi visibile in fondo a una piccola traversa di Via Parri, sul fianco di un edificio privato ricostruito dopo il conflitto nei pressi delle rovine dello Spedale. La reliquie di S. Allucio sono oggi conservate nel Duomo di Pescia, mentre l’urna in pietra che dal 1182 al 1710 ne conservò il corpo si trova nella cappella del Molinaccio, all’incrocio tra via Francesca e Via di Campo. Il 23 ottobre di ogni anno (anniversario della morte di S. Allucio) sul luogo dello Spedale, che ispira tuttora un senso di sacralità, viene celebrata una Santa Messa. Se le vicende dello Spedale di Campugliano rappresentano il principale motivo storico della frazione di san’Allucio, essa presenta altri importanti edifici di interesse artistico. Sulla via Botteghino-Pescia, all’altezza dell’incrocio con via di Campugliano, sorge una chiesetta ad una sola navata, detta di Sant’Erasmo, che risale al XV sec. Essa anticamente era di proprietà degli Orlandi, che furono i primi tipografi pesciatini; la prima tipografia pesciatina sorse, infatti, proprio presso questa chiesetta nel 1486. Un’altra significativa costruzione da ricordare è la villa di Francesco Forti, figura notevole di giurista, nato a Pescia nel 1806 e morto nel 1837. È una bella struttura di gusto baroccheggiante databile al XVIII sec.; nella cappella incorporata alla villa è sepolto lo stesso Francesco Forti. Da menzionare infine, l’elegante Porta della Villa del Vescovo, recentemente restaurata dall’Amministrazione comunale. Di epoca settecentesta, è decorata con pietre incastrate “tipo mosaico” con coppi in laterizio sopra pilastri di sostegno. La struttura, ben visibile da via Lucchese, costituiva il portale d’accesso alla residenza voluta nel Settecento dal Vescovo Donato Maria Arcangioli, importante studioso ed astronomo, nelle immediate vicinanze della cittadina di Pescia, nella tranquillità della campagna, in direzione dei colli. I lavori della villa furono avviati nel 1760. La villa fu dotata di una torre, che, oltre ad abbellirla, era funzionale alla passione del prelato per l’astronomia. Dopo la sua morte, tuttavia, avvenuta nel 1772, i lavori della cosiddetta “ Villa del Vescovo”, ma dopo la sua morte, i lavori rimasero bruscamente interrotti. Oggi i ruderi della Villa, di proprietà privata, sono stati trasformati in appartamenti. Al restauro della Porta ha fatto seguito, sempre da parte dell’Amministrazione comunale, la riqualificazione della zona mediante il ripristino del viale di accesso alla Villa, con la posa in opera del manto stradale, e la realizzazione di un’area attrezzata a verde pubblico con vegetazione, vialetti, panchine e giochi per bambini

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Accesso libero

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Pagina aggiornata il 10/12/2024