UZZANO CASTELLO
Abbarbicato su una collina ricoperta di ulivi, il borgo medievale di Uzzano Castello si affaccia sulla valle del torrente Pescia ed è visibile da tutta la Valdinievole, anche di notte, grazie a una suggestiva illuminazione. Il paese, che conserva importanti emergenze storiche e artistiche, ha un impianto urbanistico a triangolo, con il vertice segnato dall’area dell’antica Rocca e dalla Chiesa Arcipreturale dei Santi Jacopo e Martino. Rimangono a testimonianza dell’antico castrum ampi e forti brani di mura a terrapieno, spesso inglobate in palazzotti o edifici cinque-seicenteschi. L’antica Rocca, ormai in stato d’abbandono, fu abbattuta nel 1832 dall’Arciprete Giuseppe Buongiovanni, che aveva la necessità d’impiantare un oliveto per il sostentamento suo e della parrocchia. Attenti esami stratigrafici ci permettono di individuare ben tre cerchie murarie, a testimonianza degli ampliamenti cui il borgo è stato sottoposto nel corso dei secoli. Il nucleo originario, risalente al XII sec., doveva trovarsi presso il promontorio della Rocca e aveva come accessi l’arco sottostante il Campanile, antica porta urbana, e la Porta Tassinaia, non più esistente. Il primo, grande ampliamento avvenne presumibilmente nel XIII sec. e incluse l’area della piazza sino all’odierna Via Alessandro Bardelli. L’accesso principale di questo secondo nucleo fu la porta di cui si possono vedere le vestigia in Via del Gorello. L’ultimo ampliamento avvenne nel XIV sec., al momento dell’occupazione fiorentina, e vide la realizzazione della Porta delle Pille, odierno accesso al borgo, e della Porta Nova o Pesciatina, visibile in fondo a Via Giuseppe Garibaldi.
PALAZZO DEL CAPITANO
Il Palazzo del Capitano, che si affaccia sulla piazza principale, è uno degli edifici di architettura civile medievale più insigni della Valdinievole. È stato sede delle magistrature comunali sino al 1773, quando la casa comunale fu trasferita a Pescia. Sorretto da grossi pilastri in pietra, è di maestosa forma squadrata, con un loggiato al piano terreno e monofore al primo e secondo piano. A seguito di un intervento di recupero e ricostruzione avvenuto tra il 1926 e il 1934 su progetto dell’ingegnere lucchese Umberto Cappelli, presenta una conformazione architettonica vicina a quella delle strutture fiorentine del XIV sec. In realtà, l’edificio attuale è il risultato di una stratificazione assai complessa che ebbe inizio, con tutta probabilità, nel XIII sec. Una vecchia descrizione ci dà questa immagine del suo interno: “A terreno erano: la sala con sotto il pavimento tre buche profonde per la conservazione dei cereali; indi il forno, la cantina e la scuderia. In quella sala dal cui soffitto pendeva una lanterna che durante la notte ardeva di continuo, i magistrati rendevano giustizia, si rogavano gli atti, si concludevano gli affari pubblici e privati. Una scala ripida conduceva al piano superiore a tetto, dove oltre due camere, era la sala del consiglio circondata di cassapanche e con in mezzo la ringhiera, specie di pulpito riservato a chi voleva parlare; ad una delle pareti stava collocato il gonfalone. La facciata con finestre a sesto acuto, era tutta in pietra, così pure il terrazzo. Davano ingresso al palladio due archi, pure a sesto acuto, dove stavano affissi i pubblici atti. Qui risiedeva il podestà, che era di quarto grado e che metteva di cauzione 2400 fiorini”. Nei primi anni Duemila l’edificio è stato oggetto di un nuovo importante restauro, che lo ha riportato all’antico splendore. L’opera ha interessato tutti i livelli dell’edificio, consentendone un pieno recupero e l’utilizzo per attività culturali ed amministrative. Oggi, al pianterreno, è ricostruita un’aula scolastica d’inizio secolo (il palazzo, abbandonata la veste istituzionale, è stato sede delle scuole comunali sino al 1982). Al primo piano, si trova un’ampia sala per le adunanze, al centro della quale si erge un possente pilastro in pietra con stemmi; sulla parete sud, si staglia un affresco risalente al XV sec., raffigurante la Madonna con il Bambino, San Martino e San Jacopo, patroni della Comunità di Uzzano. Al secondo piano, è custodito l’Archivio storico comunale.
ARCIPRETURA DEI SANTI JACOPO E MARTINO
L’Arcipretura dei Santi Jacopo e Martino è stata edificata a cavallo tra il XII secolo e il XIII secolo e risulta nell’estimo delle chiese lucchesi del 1260 come filiale della Pieve di Santa Maria di Pescia. In origine dotata del titolo di rettoria, ottenne il privilegio del fonte battesimale il 17 giugno 1388, con bolla pontificia di Urbano VI, anche se l’acquisizione del fonte divenne definitiva soltanto nel 1443, grazie a una sentenza del vescovo di Lucca Baldassarre Magni. Nel 1625, la chiesa divenne pieve e, infine, dopo la nascita del vescovato di Pescia (1727), fu innalzata al rango di arcipretura. Si presenta in stile romanico, anche se tra il XVII e XVIII secolo fu sottoposta a pesanti trasformazioni barocche nell’interno e sulla facciata fu costruito un loggiato sormontato da due stanze d’abitazione. Un radicale restauro condotto tra il 1890 e il 1910 eliminò gli interventi sei-settecenteschi e l’edificio fu più o meno riportato all’aspetto originario. La facciata presenta un bel portale in pietra serena con i tre stemmi del Giglio fiorentino, della Fiammella uzzanese e dell’Aquila imperiale, sopra di esso una rostra in marmi bianco di Carrara e verde serpentino di Prato. Dello stesso materiale anche il rosone e le decorazioni del sottotetto. In alto, un finto loggiato a colonnine, frutto di una reinterpretazione neoromanica del XIX secolo. L’interno è a una navata con soffitto a capriate. Ai lati dell’ingresso, i due loggiati della cantoria, sotto i quali si trova un ciclo d’affreschi cinquenteschi attribuiti alla scuola del Sodoma. Sotto il loggiato di sinistra, si trova, in una nicchia, una statua di Sant'Antonio Abate di Giovanni della Robbia e il bel fonte battesimale cinque-seicentesco in marmo, con coperchio ligneo finemente intagliato. Sotto il loggiato di destra, una stupenda acquasantiera romanica XIII secolo). Molte tele del ‘500 e del ‘600 sono custodite in questo tempio, tra cui un San Francesco con le stigmate e un S. Girolamo del pittore uzzanese Alessandro Bardelli, uno Sposalizio della Vergine di Alessio Gemignani, una Madonna con Bambino e Santi di Francesco Brina, un’Annunciazione di Giovan Battista Naldini. Nell’unica cappella laterale, l’immagine, incorniciata da una tela, della Madonna del Buon Consiglio, portata da Roma nel 1753 dall’Arciprete Antonio Ansaldi. Notevole è anche il pulpito ligneo, risalente al XVII sec. L’altare maggiore settecentesco contiene lo scheletro di Sant'Innocenzo ed è sovrastato da un crocifisso seicentesco. L’abside è del ‘500, ma fu decorata in stile rococò nel ‘700; nell’altare a muro è contenuto un bellissimo crocifisso quattrocentesco, detto del bel tempo, perché sembra che la sua scopertura propizi la bella stagione. È venerato dalla locale Confraternita di Misericordia, che lo riconosce come patrono sin dalla sua fondazione (1672). Il campanile duecentesco trae origine da una struttura difensiva, lo dimostra l’imponente arco a sesto acuto alla sua base, parzialmente otturato. Al piano terra della torre, è presente un affresco quattrocentesco attribuito a Neri di Bicci. Le campane sono del XVII secolo. La maggiore è del 1622, la minore fu rifusa nel 1903. Negli anni2008/2009, grazie al contributo della CEI e della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, l'edificio è stato sottoposto a ingenti lavori di restauro conservativo, che hanno interessato le coperture, il paramento lapideo esterno, la facciata del vicino Oratorio della Compagnia del S.S. Sacramento. Un secondo stralcio di lavori prevede il restauro completo del paramento lapideo interno, dell'abside, della Cappella del Buonconsiglio e delle tele.
VILLA FANNY
Villa Fanny, in qualche vecchia cartolina definita "villino", fu costruita agli inizi del '900 dal giurista uzzanese Raffaello Lavoratti, grande appassionato di caccia, autore del primo testo di legge nazionale che disciplinava la materia, fondatore e presidente della Società Cacciatori di Pescia e Uzzano. Egli volle dedicare la dimora alla moglie Fanny Bartolini, figlia dell'industriale serico Agostino. Il Lavoratti fu amico del grande compositore lucchese Giacomo Puccini, con cui condivideva la passione per il tiro alla beccaccia, e varie volte lo ospitò alla villa. In una sala, è tutt'oggi visibile un affresco che raffigura il Maestro con il suo inseparabile fucile.
Presso la villa, nel 1904 Fanny Bartolini, con il sostegno del marito, aprì il primo asilo infantile del Comune di Uzzano, improntato a criteri educativi assolutamente innovativi per l'epoca. Si pensi che alle maestre era persino vietato di alzare la voce con i piccoli, a cui dovevano rivolgersi con dolcezza e pazienza.
ORATORIO DELLA MADONNA DEL CANALE
Appena fuori dal borgo di Uzzano Castello, verso nord, è ubicato l’Oratorio della Madonna del Canale. Fu costruito ai primi del XVII sec., incorporando un’antica margine stradale, oggetto di devozione popolare, posta nei pressi di una delle porte urbane. Nel 1609, sorse la confraternita addetta alla manutenzione dell’oratorio e nel 1623 fu fondato un beneficio ad opera di Antonio Dini. L’oratorio, dopo un lungo periodo di trascuratezza, è stato completamente restaurato nel 1991, grazie alla tenacia di una donna uzzanese, Serina Lavoratti, che si occupò personalmente di raccogliere i fondi occorrenti. L’interno si presenta a una navata, con tetto ligneo a capanna ed espone un altare sul quale si venera l’effigie della Vergine in gloria tra i Santi Jacopo e Martino; nella parte bassa dell’affresco, si può notare una vista del borgo di Uzzano. Sull’altare, un ciborio marmoreo del XVIII sec. Ai lati dell’altare, due tele seicentesche raffiguranti Sant’Apollonia e Santa Margherita, prossime allo stile di Alessandro Bardelli. La solennità della Madonna del Canale si celebra l’8 settembre di ogni anno.
ORATORIO DI SANT’ANTONIO DA PADOVA
Situato all’inizio del paese, l’Oratorio di Sant’Antonio da Padova fu edificato nel XVIII sec., come cappella dell’annesso Convento dei Ss. Francesco ed Elisabetta. Le cronache narrano che il complesso monastico fosse abitato da una quindicina di suore francescane, addette alla conduzione di un Conservatorio dove venivano educate trenta bambine di buona famiglia. Presso la cappella, il Sacerdote Bartolomeo Dini fondò un beneficio con atto rogato da Ser Bartolomeo Pierucci del Colle di Buggiano. Il Convento, assieme all’annessa cappella, fu chiuso nel 1773, in occasione delle soppressioni promosse dal Granduca di Toscana, Pietro Leopoldo di Lorena. Il complesso fu incamerato, come accadeva, dal Demanio granducale e, poi, venduto a privati, che lo destinarono ad usi profani. Finalmente, nel 1840, l’allora Arciprete di Uzzano, don Giuseppe Buongiovanni, decise di riacquisire la cappella e restaurarla. I lavori proseguirono fino al 1843, allorché la chiesa fu riconsacrata dal Vescovo di Pescia, Mons. Vincenzo Menchi, e intitolata a S. Antonio da Padova. L’interno, in stile barocco, è articolato in due aree distinte. La prima, in direzione della porta d’ingresso principale, è sormontata da un’altana sorretta da belle colonne in pietra serena, sopra la quale, dietro le grate, le suore assistevano alle celebrazioni. La seconda area, più sfogata verso l’alto, si trova nei pressi dell’altare e ha un soffitto a botte. L’altare maggiore, a muro, si presenta con una tela al centro e due statue ai lati, dentro delle nicchie, che rappresentano la Vergine e S. Antonio da Padova. Durante gli ultimi restauri, è stata rinvenuta l’originale coloritura dell’altare, pesantemente ritinto nel corso degli anni, con le colonne in finto marmo e toni pastello di squisita eleganza. Nella piccola sacrestia, arredata con mobili molto antichi contenenti altrettanto vetusti paramenti e suppellettili sacre, si può ammirare un bel pozzo in pietra serena, ritrovato molti anni orsono nel campo retrostante l’edificio sacro.